martedì 25 marzo 2025

La Favola della vita

 

La Favola della Vita

C’era una volta un’ombra sospesa tra il cielo e la terra, un soffio d’oro disperso nel grembo del tempo. Essa non aveva nome, né volto, né memoria di sé, ma portava in sé il mistero della nascita e il destino della fine. Dio che filava le trame dell’universo la lasciò cadere nel fiume dell’esistenza, e così ebbe inizio il suo viaggio. La Vita le si presentò come un giardino d’illusioni e verità: un bosco fitto di promesse e inganni, di fiori che si aprivano alla luce e di spine celate sotto il velluto delle foglie. Camminando, scoprì che ogni sentiero era una scelta e ogni scelta una perdita. La saggezza le sussurrò all’orecchio che esistere è un eterno equilibrio tra ciò che si possiede e ciò che sfugge, tra il desiderio e la rinuncia. Un giorno incontrò l’Amore, che si mostrò in mille forme: ora come un fuoco che bruciava l’anima, ora come un’alba serena che leniva il dolore. Conobbe la Gioia, che danzava leggera sulle acque del tempo, e il Dolore, che scavava solchi profondi nelle ore più buie. Da ognuno di essi apprese il segreto dell’essere: che nulla è mai interamente nostro, e che ogni dono porta con sé l’eco della sua scomparsa. Quando infine l’ombra giunse alla soglia del Crepuscolo, la Vita le si rivelò in tutta la sua verità: essa non era un possesso, ma un passaggio, non un possente castello, ma un ponte sospeso sul nulla. E allora comprese che il senso del cammino non era nel raggiungere una meta, ma nell’avere camminato, non nel trattenere, ma nell’aver sfiorato il mondo con passo lieve. Ma invece di dissolversi nel vento, l’ombra si voltò indietro e sorrise. Con un ultimo atto di volontà, impresse nel tessuto del tempo il battito delle sue emozioni, la luce dei suoi istanti più veri, il suono della sua risata. E il vento, impietosito, raccolse quei frammenti e li sparse nel mondo: nelle onde del mare, nel canto degli alberi, nello sguardo di chi ama.Così l’ombra  non finì, ma continuò a esistere nei ricordi, nei sogni, nelle voci che ancora la pronunciavano. Non fu più soltanto un passaggio, ma un’eco senza fine, un’impronta nel cuore dell’eternità.

Anna Maria Gentile






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Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

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