Zack a Lecce

 

Zack camminava per le vie di Lecce, avvolto in un silenzio quasi irreale. Le ombre della sera si allungavano, accarezzando i dettagli scolpiti del barocco leccese, amplificando l'impressione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo. Indossava la sua collana, il gioiello misterioso che portava sempre con sé, un frammento di passato legato a una storia che nessuno aveva mai osato chiedere.

Le luci calde dei lampioni illuminavano il marmo dorato degli edifici, ma Zack sembrava freddo, distante, quasi in attesa. Il silenzio della città non era il vuoto, ma il respiro trattenuto di una tempesta imminente. Ogni arco, ogni balcone finemente decorato sembrava osservare il suo passaggio, come se Lecce stessa fosse consapevole della sua presenza.

Nel suo sguardo c’era un enigma, un miscuglio di pensieri che si intrecciavano con l’architettura circostante. Fermandosi davanti alla Basilica di Santa Croce, sollevò lo sguardo verso le intricate decorazioni: cherubini, animali fantastici e tralci di vite sembravano dialogare con lui. Ma Zack, con il suo fascino magnetico e la sua presenza ambigua, non era mai solo uno spettatore. Era parte del quadro, un’ombra tra le ombre, un segreto tra i segreti.

Mentre il vento serale cominciava a muovere leggermente le foglie degli ulivi nei cortili nascosti, Zack percepì che il tempo si stava piegando. La città barocca non era solo una cornice, ma una giostra sospesa, pronta a prendere vita con un movimento improvviso. Quella sera avrebbe incontrato qualcuno .Nel frattempo, il silenzio continuava. Era il silenzio prima della tempesta, ma Zack lo accoglieva come un vecchio amico. Perché, in fondo, lui stesso era la tempesta che Lecce stava aspettando.

IL GIOSTRAIO 13 , ZACK è MINO DONADEI

foto: Piero Leone





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Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

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