Zack camminava per le vie di Lecce, avvolto in un silenzio quasi irreale. Le
ombre della sera si allungavano, accarezzando i dettagli scolpiti del barocco
leccese, amplificando l'impressione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo.
Indossava la sua collana, il gioiello misterioso che portava sempre con sé, un
frammento di passato legato a una storia che nessuno aveva mai osato chiedere.
Le luci calde dei lampioni illuminavano il marmo dorato degli edifici, ma
Zack sembrava freddo, distante, quasi in attesa. Il silenzio della città non
era il vuoto, ma il respiro trattenuto di una tempesta imminente. Ogni arco,
ogni balcone finemente decorato sembrava osservare il suo passaggio, come se
Lecce stessa fosse consapevole della sua presenza.
Nel suo sguardo c’era un enigma, un miscuglio di pensieri che si
intrecciavano con l’architettura circostante. Fermandosi davanti alla Basilica
di Santa Croce, sollevò lo sguardo verso le intricate decorazioni: cherubini,
animali fantastici e tralci di vite sembravano dialogare con lui. Ma Zack, con
il suo fascino magnetico e la sua presenza ambigua, non era mai solo uno
spettatore. Era parte del quadro, un’ombra tra le ombre, un segreto tra i
segreti.
IL GIOSTRAIO 13 , ZACK è MINO DONADEI
foto: Piero Leone
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