Zack e la fata in rosso

  Zack   (Mino Donadei)

In ognuno di noi abita un altro, non riflesso ma origine. È colui che ci osserva mentre crediamo di essere protagonisti, colui che custodisce le scelte non compiute, le parole mai dette, le vite  a cui abbiamo rinunciato per paura o per illusione. 


Zack avanza avvolto nel suo tabarro, un’ombra silenziosa tra le strade di Lecce. Il freddo della notte non lo sfiora, è il gelo delle scelte non compiute che lo accompagna. Le pietre barocche, maestose e immobili, sembrano custodire l’eco delle vite sfiorate e mai vissute, testimoni di desideri sospesi e di occasioni lasciate andare.

La Fata in rosso, presenza senza voce, è il varco tra il visibile e l’inconfessato. La sua veste scarlatta richiama un tempo ancestrale, memoria di sangue, passione e destino. Non indica una strada, ma un tempo senza confini, dove ogni finzione si dissolve e resta solo l’essenza. Zack la segue, ogni suo passo è una soglia, ogni soglia una domanda: Chi sei quando nessuno ti guarda?

La Fata in rosso (Ionela Mihai)



















































































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la dedica

A Leone Werth.

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

Fernando Botero

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