Le Operette morali sono un’opera filosofico-letteraria scritta da Giacomo Leopardi tra il 1824 e il 1832. Sono composte da dialoghi immaginari e prose che riflettono in modo profondo, spesso ironico e amaro, sulla condizione umana, sul dolore, sulla natura e sull’infelicità dell’uomo.
È un testo che unisce lo stile elegante e limpido di Leopardi a una visione esistenziale potente e provocatoria.
Operette morali, in particolare dal “Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere” — uno dei più noti e densi di significato:
> Venditore: “Credi che l’anno nuovo sarà felice?” > Passeggere: “Spero di sì.” > Venditore: “Quanti anni nuovi sono passati da che vivi?” > Passeggere: “Più di cinquanta.” > Venditore: “E ne hai mai avuto uno felice?” > Passeggere: “Veramente… no.” > Venditore: “Che dunque codesto che viene sia felice, è possibile?” > Passeggere: “È possibile.” > Venditore: “Ma come dicevi?” > Passeggere: “Dicevo che spero di sì.”
Questo brano è un concentrato del pessimismo lucido di Leopardi: mette in scena un dialogo semplice ma profondo sul disincanto, sulla speranza e sull’abitudine umana a confidare sempre nel futuro, nonostante l’esperienza insegni il contrario. È uno spaccato filosofico e amaro, ma anche ironico, sulla condizione umana.
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