giovedì 12 settembre 2019

Deh qual mi scorre, oh Dio, di vena in vena Francesco Domenico Clementi

Deh qual mi scorre, oh Dio! di vena in vena
     Freddo timore, allorch’io penso al giorno
     Giorno per me, sol di vergogna e scorno,
     In cui il Giusto fia sicuro appena.
5Talchè mia mente di quel dì ripiena
     L’alme più elette sbigottite intorno
     Vede al Giudice irato, e il fier soggiorno
     Cercar d’atroce non dovuta pena.
Sol per celarsi a lui, ch’all’ira è volto.
     10Misera e vede ancor gli Angeli suoi
     Coll’ali per timor coprirsi il volto.
Se tanto temeran gli sdegni tuoi
     Quelli, che in Cielo hai già, Signore, accolto,
     Che fia quel giorno, ahimè! che fia di noi?


L'alba -Giovanni Pascoli

L’ALBA

i

Allor che Rosa dalle bianche braccia
aprì le imposte, piccola e lontana
3dal cielo la garrì la cappellaccia.

Dalla Pieve a’ Cipressi la campana
sonava l’alba: in alto, sul Mongiglio
6erano bianchi bioccoli di lana.

Raspava una gallina sopra il ciglio
d’un fosso. Po s’alzò, scosse la brina,
9scodinzolando, con uno sbadiglio.

Ed al frizzar dell’aria mattutina,
nel comun letto si svegliò Viola,
12all’improvviso, e mormorò: “Rosina!

Rosina!„ E già taceva la chiesuola
lasciando udire un canto di fringuello,
15e, per i campi ombrati di viola,

lo squillar de’ pennati sul marrello.
[p. 6 modifica]

ii

E Rosa in tanto, al davanzale, i semi
coglieva d’una spiga d’amorino,
19e mondava dal secco i crisantemi.

Si sfumò d’oro un bioccolo argentino:
oh! una mandra, tutta oro, tranquilla
22pasceva in alto in mezzo al cilestrino.

Corsero come guizzi di pupilla;
tutto via via razzava: un fil di paglia
25nel concio nero, un ciottolo, una stilla.

Ma il sole entrava come in una maglia
sottil di nubi d’un color d’opale,
28e traspariva dalla nuvolaglia.

Rosa si ravviava al davanzale:
or luce, or ombra si sentìa sul viso;
31chè il sol montando per il cielo a scale

appariva e spariva all’improvviso.

iii

Appariva e spariva; e venìa meno
la terra all’occhio, e poi, come in un fiato,
35tutto balzava su verso il sereno.
[p. 7 modifica]

A monte, a mare, ella guardò; guardato
ch’ebbe, ella disse (udiva sui marrelli
38a quando a quando battere il pennato):

“Aria a scalelli, acqua a pozzatelli„

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Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
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