lunedì 22 settembre 2025

I Fratelli De Filippo: una famiglia che ha fatto storia

Nel cuore pulsante di Napoli, tra vicoli brulicanti e palcoscenici improvvisati, nacque una delle dinastie artistiche più straordinarie del Novecento: Titina, Eduardo e Peppino De Filippo. Figli naturali del celebre commediografo Eduardo Scarpetta e della sarta teatrale Luisa De Filippo, crebbero immersi nel mondo del teatro, respirando battute e sipari fin dalla culla.

Nonostante le difficoltà legate alla loro condizione di figli non riconosciuti, i tre fratelli seppero trasformare la marginalità in forza creativa. Nel 1931 fondarono la Compagnia Umoristica I De Filippo, portando in scena testi originali e reinterpretazioni della tradizione partenopea. Il loro stile mescolava comicità, malinconia e critica sociale, conquistando il pubblico con una lingua viva e autentica.

  • Titina De Filippo, la primogenita, fu una delle prime grandi attrici del teatro italiano. Dotata di una sensibilità rara, seppe dare voce alle donne del popolo con dignità e profondità. Fu musa e interprete di molte opere del fratello Eduardo.

  • Eduardo De Filippo, il più noto, fu drammaturgo, regista, attore e poeta. Le sue commedie — Filumena Marturano, Natale in casa Cupiello, Questi fantasmi! — sono capolavori che raccontano l’anima del Sud, le contraddizioni della famiglia, la lotta per la dignità. Nel 1981 fu nominato senatore a vita per meriti artistici.

  • Peppino De Filippo, il più giovane, si distinse per la sua verve comica e il talento cinematografico. Dopo la rottura con Eduardo, intraprese una carriera autonoma, diventando volto amatissimo accanto a Totò in film memorabili.

La loro unione artistica durò poco, ma il loro impatto fu eterno. Ognuno seguì la propria strada, lasciando un’impronta indelebile nel teatro, nel cinema e nella cultura italiana. La loro eredità vive ancora oggi nei testi, nelle interpretazioni, nei ricordi di generazioni che hanno riso e pianto con loro.



Il canto del mare

Il canto del mare

Sul filo d’oro del giorno che muore, il mare sussurra parole d’amore. Le onde si vestono di luce dorata, come una danza dolce e incantata.

Il vento racconta segreti lontani, tra conchiglie sparse e sogni umani. Ogni riflesso è un pensiero che vola, ogni risacca una voce che consola.

Cammino da sola, ma il cuore è pieno, di storie salate e silenzio sereno. Il cielo si tinge di viola e arancio,  il tempo si ferma, sospeso nel gancio.

Il mare mi parla, mi invita a restare, a perdermi dentro il suo lento respirare. E mentre la notte si stende leggera, io divento onda, io divento chimera.



Il pane dell’amore

 👵 Poema: Il pane dell’amore

Nel cuore di casa, tra spezie e farina, la nonna impasta con mano divina. La bimba osserva con occhi stupiti, tra gesti antichi e profumi divini

Il sole filtra da tende leggere, scaldando il tempo e le cose sincere. Un cucchiaio di legno, un sorriso stupito tra le due nasce un legame infinito.

La nonna racconta con voce pacata di giorni lontani e vita passata. La bimba sorride, il mondo si ferma, in quella cucina che tutto conferma.

Il pane si gonfia, la storia si cuce, tra mani che insegnano e  un cuore che è luce e in ogni briciola, dolce e fragrante, c’è l’amore che resta, eterno e costante.



Giuseppe Rovani: il ribelle romantico dimenticato

 

Nato a Milano nel 1818, Giuseppe Rovani fu scrittore, critico e poeta, ma il suo nome è spesso trascurato nei manuali scolastici. Eppure, la sua opera riflette con forza le tensioni culturali e politiche dell’Italia preunitaria, con uno stile che anticipa il realismo e sfida le convenzioni romantiche.

📚 Un poeta controcorrente

  • Rovani si oppose al sentimentalismo e all’enfasi retorica del romanticismo dominante, proponendo una scrittura più diretta e aderente alla realtà.

  • Fu autore del romanzo storico Cento Anni, un affresco della società milanese tra il Settecento e l’Ottocento, ma anche di poesie e saggi che rivelano una mente acuta e provocatoria.

  • La sua poesia, sebbene meno conosciuta, è caratterizzata da un tono ironico, disilluso e profondamente moderno.

🌆 Milano come musa

Rovani amava e criticava la sua città, Milano, che descriveva con affetto e sarcasmo. Nei suoi versi si respira l’atmosfera dei caffè letterari, delle tensioni politiche e delle inquietudini borghesi. La sua voce è quella di un osservatore lucido, che non si lascia sedurre dalle mode ma cerca la verità dietro le apparenze.

🕯️ Perché riscoprirlo oggi

  • La sua scrittura anticipa il verismo e offre uno sguardo originale sull’Italia dell’Ottocento.

  • È un esempio di come la letteratura possa essere strumento di critica sociale e non solo di evasione.

  • Rovani ci ricorda che anche le voci minori possono illuminare angoli nascosti della storia e della sensibilità umana.

Giuseppe Rovani non è noto principalmente per la sua produzione poetica, ma piuttosto per i suoi romanzi e scritti critici. Tuttavia, una delle sue rare prove in versi è la tragedia lirica “Don Garzia”, ispirata all’omonima tragedia alfieriana e musicata da Antonio Costamagna. Questo lavoro, rappresentato nel 1839 al Teatro Carlo Felice di Genova, è una testimonianza della sua passione per il melodramma e della sua capacità di fondere poesia e teatro.

Ecco un breve estratto attribuito a Rovani, tratto da un suo testo drammatico:

“Oh patria! nome dolce e terribile, che il cuore accende e l’anima strazia, tu sei l’amore che non muore mai.”

Questi versi riflettono il suo spirito patriottico e il tono intenso che caratterizza la sua scrittura.

🖋️ Antonin Artaud: Il Soutine della poesia

 

Come Soutine, Artaud fu un artista inquieto, visionario e profondamente tormentato. Nato nel 1896 a Marsiglia, Artaud fu poeta, drammaturgo, attore e teorico del teatro. La sua vita fu segnata da malattie mentali, internamenti in manicomio e una continua lotta contro il linguaggio convenzionale.

✨ Affinità con Soutine

  • Espressione viscerale: Artaud scriveva con la stessa furia con cui Soutine dipingeva. Le sue parole sembrano urlare, contorcersi, cercare di uscire dalla pelle del linguaggio.

  • Ribellione contro la forma: Come Soutine deformava la figura umana, Artaud cercava di distruggere la sintassi, la logica, persino il significato, per arrivare a una verità più profonda.

  • Dolore come musa: Entrambi trasformarono il dolore personale in arte. Artaud scriveva della follia, della carne, della morte, con un’intensità che brucia sulla pagina.

📚 Un esempio potente

Nel suo celebre testo Van Gogh, il suicidato della società, Artaud difende il pittore olandese (altro spirito affine a Soutine) e denuncia la società che reprime la genialità e la sensibilità. È un manifesto contro la normalità, contro la mediocrità, contro l’ordine.

“Il vero teatro, come la vera pittura, non è fatto per addormentare, ma per svegliare demoni.”



 

🎨 Chaïm Soutine: Il Pittore dell’Inquietudine


Nel cuore del XX secolo, tra le ombre di Parigi e i colori vibranti della tela, si muoveva un artista tormentato e geniale: Chaïm Soutine. Nato nel 1893 a Smiloviči, un piccolo villaggio dell’attuale Bielorussia, Soutine portava con sé le cicatrici di un’infanzia difficile, vissuta in una famiglia ebraica povera e numerosa. Queste ferite interiori avrebbero alimentato per tutta la vita la sua arte viscerale e drammatica.

✨ Dalla Bielorussia a Montparnasse

Dopo gli studi artistici a Minsk e Vilnius, Soutine si trasferì a Parigi nel 1913, dove entrò in contatto con figure come Modigliani, Chagall e Léger. Fu proprio Modigliani a ritrarlo e a diventare suo grande amico. In quegli anni, Soutine viveva in condizioni precarie, ma la sua pittura cominciava a farsi notare per l’intensità emotiva e la deformazione espressionista della realtà.

🖌️ Uno stile unico e ribelle

Soutine non aderì mai a nessuna corrente artistica ufficiale. Il suo stile, però, è spesso associato all’espressionismo, per l’uso impetuoso del colore e la rappresentazione distorta e lirica della realtà. I suoi soggetti preferiti? Nature morte, ritratti, paesaggi, e soprattutto figure umane colte in momenti di tensione psicologica: pasticcieri, valletti, chierichetti, scolari.

Le sue tele sembrano urlare, vibrare, contorcersi. I paesaggi si sfaldano, le figure si torcono. È come se ogni pennellata fosse un grido interiore.

🧠 Arte come ossessione

Soutine era ossessionato dalla forma e dal colore. In preda a crisi depressive, arrivò persino a distruggere molte delle sue opere. Celebre è l’episodio in cui, per dipingere animali morti, tenne carcasse nel suo studio, provocando l’intervento della polizia. Per lui, l’arte era più importante dell’igiene, della convenzione, persino della sopravvivenza.

🕊️ L’ultimo viaggio

Durante la Seconda Guerra Mondiale, in quanto ebreo, fu costretto a nascondersi per sfuggire alla Gestapo. Malato di ulcera, tornò a Parigi per un’operazione chirurgica che non riuscì a salvarlo. Morì nel 1943, a soli 50 anni, e fu sepolto nel cimitero di Montparnasse.

📚 Eredità e influenza

Soutine ha influenzato profondamente artisti come Francis Bacon, Willem de Kooning e i pittori del gruppo CO.BR.A.. La sua visione tragica e intensa della pittura continua a emozionare e a ispirare. Le sue opere sono oggi esposte nei più grandi musei del mondo e battute all’asta per cifre da capogiro

 Chaïm Soutine ( Attribution-ShareAlike 4.0 International)








Vue de Céret
soutine paysage




 

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Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

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