Giuseppe Ungaretti (1888–1970) Poeta della luce e dell’abisso, Ungaretti è tra i massimi esponenti dell’Ermetismo italiano. Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, visse tra culture e deserti, tra lingue e silenzi. La sua poesia nasce dalla frattura: guerra, esilio, perdita, ma anche stupore, resurrezione, parola che si fa pietra.
Stile e poetica Ungaretti rivoluziona la forma poetica: versi brevi, essenziali, scolpiti come epigrafi. Ogni parola è scelta con precisione mistica. Il suo stile ermetico non è oscurità, ma concentrazione: la poesia come atto sacro, come luce che filtra nel buio.
Opere principali
Allegria di naufragi (1919): nato dalle trincee della Prima Guerra Mondiale, è un canto di sopravvivenza e stupore.
Sentimento del tempo (1933): più classico, più meditativo, esplora il tempo come rovina e miracolo.
Il dolore (1947): scritto dopo la morte del figlio, è un grido composto, una preghiera spezzata.
Vita e viaggi Visse a Parigi, Roma, Brasile. Fu amico di Apollinaire, Montale, Quasimodo. Insegnò letteratura italiana all’Università di Roma. La sua vita fu segnata da lutti e guerre, ma anche da una ricerca instancabile di bellezza e verità.
Frase emblematica
“Mi illumino d’immenso.” Un verso solo, un universo intero. È la sua firma, il suo dono.
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