Franco Bolchi (Milano, 1937 – Roma, 2020) è stato un regista italiano raffinato e innovativo, attivo soprattutto in televisione e a teatro. La sua carriera è strettamente legata alla RAI, dove ha portato un linguaggio visivo elegante e letterario, distinguendosi per l’adattamento di grandi opere della narrativa italiana e internazionale.
Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, Bolchi esordì giovanissimo e si fece presto notare per la sua intelligenza registica. La sua fama si consolidò negli anni Sessanta con "I miserabili" (1964), sceneggiato televisivo tratto dal romanzo di Victor Hugo, dove dimostrò la capacità di coniugare profondità psicologica, attenzione filologica e potenza drammatica. Fu uno dei pionieri della "televisione colta", quella che portava la letteratura, il teatro e il pensiero nel piccolo schermo con dignità artistica.
Tra le sue regie più celebri, spicca "Il mulino del Po" (1963), tratto dal romanzo di Riccardo Bacchelli, e "I promessi sposi" (1967), con Paola Pitagora e Nino Castelnuovo, una delle versioni più amate e seguite dal pubblico italiano. I suoi adattamenti erano ricchi di atmosfere, curati nei dettagli scenografici e visivamente potenti, pur nella sobrietà imposta dai mezzi televisivi dell’epoca.
Negli anni successivi, Bolchi ha continuato a lavorare su testi di Italo Svevo, Gabriele D’Annunzio, Pirandello, Verga, e molti altri, firmando una lunga serie di trasposizioni letterarie che oggi rappresentano una parte importante della memoria culturale della TV italiana. Ha inoltre diretto per il teatro e collaborato con attori di primo piano, tra cui Tino Buazzelli, Giulia Lazzarini, e Giorgio Albertazzi.
Franco Bolchi è stato un regista silenzioso, lontano dalle mode, ma profondamente rispettato per la sua serietà intellettuale, la sua cura per la parola scritta e detta, e la sua capacità di dare corpo e voce al patrimonio letterario italiano. In un’epoca in cui la televisione si stava ancora formando come mezzo narrativo, Bolchi contribuì a darle dignità artistica e contenuto culturale.
Sandro Bolchi