La sera calava lieve su Lecce, come un sipario di velluto pronto ad annunciare lo spettacolo. Le pietre dorate della piazza restituivano, i bagliori delle luminarie, i cui arabeschi si innalzavano verso l’alto, come a voler toccare il cielo. Era la festa di Sant'Oronzo,
e la città sembrava trattenere il respiro per non disturbare la magia.
La gente camminava con passo lento e con passo veloce. I bambini correvano tra le bancarelle, stringendo in mano palloncini e zucchero filato I venditori gridavano con voce allegra, offrendo torrone, pupi di cartapesta, piccoli miracoli da portare a casa; ma tra i sorrisi, c’era anche chi sorrideva con gli occhi bassi.
Accanto a
una panchina, sotto un arco di luce, un uomo aveva steso un telo. Sopra,
oggetti semplici: braccialetti fatti a mano, portachiavi scolpiti nel legno,
qualche libro consumato dal tempo, non aveva insegne, né musica. solo uno
sguardo che cercava, tra la folla, un gesto gentile.
La sua
postazione era improvvisata, come la sua speranza. Non gridava, non chiamava.
Aspettava. Ogni moneta che riceveva era un frammento di cena, un sorriso da
portare a casa ai figli. Il suo volto era segnato dal sole e dalla dignità, il suo sorriso, quello sì, era triste, ma non spento.
La festa continuava intorno a lui. La banda suonava, i fuochi finalmente esplosero nel cielo, e la città applaudiva, ma lui restava lì, come una nota fuori dal coro, come una poesia che non chiede di essere letta, ma solo di essere vista, Sant'Oronzo, dall’alto della sua colonna, guardava anche lui; non solo chi festeggiava, ma anche chi resisteva, non solo chi ballava, ma anche chi chi sperava, perché ogni festa è completa solo quando abbraccia tutti, specie chi ha poco e ha solo il coraggio di provarci ancora.
Buona Festa
di Sant’Oronzo a tutti
Nessun commento:
Posta un commento