giovedì 18 settembre 2025

Ada Negri, voce del popolo e dell’anima

 


🌹 Poesia: Senza nome (da Fatalità, 1892)

«Io non ho nome. – Io son la rozza figlia
Dell’umida stamberga;
Plebe triste e dannata è mia famiglia,
Ma un’indomita fiamma in me s’alberga.»

Questi versi aprono la raccolta Fatalità, e incarnano la voce potente e ribelle di Ada Negri, poetessa del popolo e della dignità femminile.


🖋️ Nota critica

Ada Negri è stata una delle voci più originali della poesia italiana tra Otto e Novecento. Nata in una famiglia umile, la sua scrittura è intrisa di tensione sociale, introspezione e passione civile. Fatalità (1892) la consacrò come “la poetessa del Quarto Stato”, per la sua capacità di dare voce agli ultimi, alle donne, agli emarginati.

Nel tempo, la sua poetica si è evoluta: da una lirica sociale e combattiva a una più intimista e spirituale, come in Maternità (1904) e Dal Profondo (1910). La sua adesione al regime fascista negli anni ’30 ha suscitato controversie, ma non offusca la forza letteraria delle sue opere. La sua candidatura al Nobel e l’ingresso nella Reale Accademia d’Italia testimoniano il riconoscimento ufficiale del suo valore.


✍️ Ada Negri, voce del popolo e dell’anima

Ada Negri non è solo una poetessa: è un simbolo. Nata a Lodi nel 1870, cresciuta tra sacrifici e sogni, ha trasformato la sua esperienza personale in arte universale. Con Fatalità, ha scosso l’Italia letteraria, portando in versi la condizione operaia, la lotta femminile, la dignità della povertà.

Ma Ada non si è fermata alla denuncia sociale. Nei suoi scritti successivi, ha scavato nell’animo umano, esplorando la maternità, l’amore, la solitudine. Le solitarie (1917) e Stella mattutina (1921) sono testimonianze di una sensibilità profonda e moderna.

La sua vita è stata segnata da successi e contraddizioni: premi, riconoscimenti, ma anche critiche e isolamento. Eppure, la sua voce continua a risuonare. Nei versi, nella prosa, persino nelle trasposizioni musicali che ne hanno esaltato la lirica.

Ada Negri è una figura da riscoprire: non solo per la sua poesia, ma per il coraggio di essere donna, maestra, artista in un mondo che spesso non era pronto ad ascoltarla.

Di Unione femminile nazionale, Archivio Famiglia Majno, Milano,



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