martedì 16 settembre 2025

“Gian Gastone de' Medici: l’ultimo granduca e il tramonto dei Medici in Toscana”

Gian Gastone de' Medici: l’ultimo atto di una dinastia gloriosa

Nel cuore del Settecento, tra le ombre di un potere in declino e le luci di un'intelligenza raffinata, si staglia la figura di Gian Gastone de' Medici, ultimo granduca di Toscana della celebre dinastia fiorentina. Nato il 25 maggio 1671 a Firenze, figlio di Cosimo III e Margherita Luisa d'Orléans, Gian Gastone rappresenta il tramonto malinconico di una stirpe che aveva plasmato l’arte, la scienza e la politica europea.

Un principe riluttante

Gian Gastone non era destinato al trono. Secondogenito, colto e riservato, fu spinto verso un matrimonio infelice con Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg, donna dal carattere opposto al suo. La loro unione fu un disastro: lui, amante della cultura e della quiete; lei, rigida e autoritaria. Isolato e infelice, Gian Gastone si rifugiò nell’alcol e in una vita dissoluta, circondato da cortigiani eccentrici e da un fedele compagno, Giuliano Dami, figura chiave della sua cerchia privata.

Un regno di riforme e resistenza

Nel 1723, alla morte del padre, Gian Gastone salì al trono. Malgrado la salute precaria e l’indifferenza verso il potere, si rivelò un sovrano sorprendentemente progressista. Abolì molte delle leggi oppressive imposte dal padre, ridusse le tasse, promosse la cultura e cercò di separare la Chiesa dallo Stato. Il suo governo fu un tentativo sincero di restituire dignità a una Toscana ormai marginalizzata nello scacchiere europeo.

Il tramonto dei Medici

Senza eredi e con le grandi potenze europee pronte a spartirsi il destino della Toscana, Gian Gastone fu costretto a designare come successore Francesco Stefano di Lorena, segnando la fine della dinastia medicea. Morì il 9 luglio 1737, lasciando dietro di sé un regno più giusto, ma anche il vuoto di una tradizione secolare.

Un’eredità da riscoprire

Gian Gastone è spesso ricordato per i suoi eccessi, ma merita di essere celebrato per il suo spirito libero, la sua apertura mentale e il suo impegno per una Toscana più equa. In un’epoca di dogmi e rigidità, fu un sovrano fuori dagli schemi, capace di lasciare un’impronta umana e politica che ancora oggi affascina.




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