martedì 4 novembre 2025

Il cavallo

 Quel giorno c'era un bellissimo tramonto , di quelli che colorano tutto d’oro e silenzio.

Una giovane donna camminava lungo il bordo di una scogliera, assorta nei suoi pensieri, quando udì un rumore improvviso: un cavallo era scivolato tra le rocce sottostanti, intrappolato, spaventato, incapace di risalire.

La donna si fermò. Nessuno intorno. Solo il vento e il respiro affannoso dell’animale.
Avrebbe potuto andare via — e invece cominciò a scendere, piano, aggrappandosi alle radici e alla pietra viva.

Quando arrivò vicino, il cavallo la guardò negli occhi. Non aveva paura, attendeva con speranza.
Lei si avvicinò ancora di più , parlando a voce bassa, come si parla ai bambini che hanno smesso di credere nei loro giochi.
Con gesti lenti, tagliò la corda impigliata, liberò la zampa e lo spinse verso un piccolo sentiero che portava in alto.

Quando il cavallo raggiunse la cima, non fuggì.
Si voltò, la fissò per un lungo istante, poi scosse la criniera e si allontanò al trotto, come a dire “ricorderò”.

Giorni dopo , qualcuno giurò di aver visto un cavallo tornare ogni sera sul ciglio della scogliera, restare immobile, guardare il mare.
Forse per gratitudine.
Forse per ricordare che la forza non è dominio, ma compassione.




lunedì 3 novembre 2025

“Novembre” di Giovanni Pascoli

 Gemmea l’aria, il sole così chiaro  

che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,  

e del prunalbo l’odorino amaro  

senti nel cuore...  


Ma secco è il pruno, e le stecchite piante  

di nere trame segnano il sereno,  

e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante  

sembra il terreno.  


Silenzio, intorno: solo, alle ventate,  

odi lontano, da giardini ed orti,  

di foglie un cader fragile. È l’estate,  

fredda, dei morti.

Giovanni Pascoli fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio di Barga



La poesia descrive un giorno di novembre che, a prima vista, sembra quasi primaverile: l’aria è limpida, il sole splende, e pare di sentire il profumo dei fiori di pruno e di albicocco. Ma è solo un’illusione: in realtà gli alberi sono secchi, il cielo vuoto, la terra arida e silenziosa. L’unico suono è quello delle foglie che cadono al vento. Pascoli chiude con un’immagine potente: questa apparente primavera è in realtà l’“estate fredda dei morti”, cioè il periodo di novembre legato alla commemorazione dei defunti.

 Significato

  • Contrasto illusione/realtà: la natura sembra rinascere, ma in verità è spoglia e segnata dalla morte.

  • Simbolismo dei fiori: i fiori evocati non esistono davvero, sono solo un inganno della percezione.

  • Tema centrale: la fragilità della vita e l’illusione della bellezza che svanisce.


Riassunto del sito

Rubriche principali

Pittore del mese
“Ogni pennellata è un respiro che resta sulla tela.”
“La parola diventa luce quando incontra il silenzio.”
“Un disegno, due righe, e nasce un mondo intero.”
“Piccoli frammenti di vita che restano impressi.”
“Storie di chi ha illuminato il cammino degli altri.”

Poesia e immagini

Sentimenti
“Il cuore parla con parole che non hanno voce.”
“A volte il vuoto racconta più di mille frasi.”
“Ogni stagione porta con sé un ricordo da custodire.”

Friedrich Nietzsche: il filosofo che ha osato guardare nell’abisso

 Friedrich Nietzsche non è stato soltanto un pensatore, ma un terremoto nella storia della filosofia. Nato nel 1844 a Röcken, in Germania, figlio di un pastore luterano, la sua vita fu segnata da fragilità fisiche e da un destino tragico, ma anche da una forza intellettuale capace di scuotere le fondamenta della cultura occidentale. Nietzsche non si limitò a scrivere libri: mise in discussione i valori, le certezze e le illusioni di un’intera civiltà.

La sua filosofia è un invito a guardare oltre le maschere della morale tradizionale, a smascherare ciò che si nasconde dietro concetti come “bene” e “male”. Con opere come Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del male e La genealogia della morale, Nietzsche ci ha consegnato immagini potenti: la “morte di Dio”, che non è un atto di ateismo banale, ma la constatazione che i valori assoluti dell’Occidente si sono sgretolati; l’Oltreuomo, simbolo di chi sa creare nuovi orizzonti; e la volontà di potenza, intesa come energia vitale che spinge l’uomo a superare se stesso.

Nietzsche non fu mai un pensatore “accademico”. La sua scrittura è aforistica, poetica, spesso incendiaria. Non costruisce sistemi, ma lancia scintille. Ogni sua frase sembra un colpo di martello, capace di frantumare idoli e aprire spazi di libertà. Non a caso, lui stesso definiva la sua filosofia come “filosofare col martello”.

Eppure, dietro la forza delle sue parole, c’è anche una fragilità umana. Nietzsche visse gran parte della sua vita in solitudine, lontano dalle università e dai salotti culturali. La sua salute precaria lo costrinse a un’esistenza errante, tra le montagne svizzere e le città italiane come Genova, Torino e Sorrento. Proprio in Italia trovò spesso l’ispirazione per le sue opere più luminose, immerse nella luce mediterranea.

Il suo pensiero non è mai un invito al nichilismo passivo, ma al contrario una sfida: trasformare il vuoto lasciato dalla caduta dei vecchi valori in un’occasione di creazione. Nietzsche ci chiede di diventare artisti della nostra vita, di danzare sul filo del caos, di dire “sì” all’esistenza anche nei suoi aspetti più duri.

Forse è per questo che, ancora oggi, Nietzsche continua a parlarci con una voce attuale e inquietante. In un mondo che spesso cerca certezze facili, lui ci ricorda che la vera grandezza nasce dal coraggio di affrontare l’incertezza.

Come scrisse ne La gaia scienza: “Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante.”

Gustav-Adolf Schultze (d. 1897) - Nietzsche by Walter Kaufmann, Princeton Paperbacks, Fourth Edition


giovedì 23 ottobre 2025

L'’Ottocento Letterario: tra Romanticismo, Verismo e Decadenza

 

Il XIX secolo rappresenta una delle epoche più vivaci e trasformative della letteratura italiana. In un periodo segnato da rivoluzioni politiche, cambiamenti sociali e fermenti culturali, gli scrittori dell’Ottocento hanno dato voce a nuove sensibilità, ideali e visioni del mondo.

 Il Romanticismo: cuore e patria

All’inizio del secolo, il Romanticismo si afferma come reazione all’Illuminismo e al razionalismo settecentesco. In Italia, questo movimento assume una forte connotazione patriottica e spirituale. Tra i protagonisti:

  • Ugo Foscolo: con opere come I Sepolcri, esprime il conflitto tra ideali classici e tensioni moderne.

  • Alessandro Manzoni: autore de I Promessi Sposi, è il simbolo del romanzo storico italiano, capace di fondere fede, morale e impegno civile.

  • Giacomo Leopardi: poeta del “pessimismo cosmico”, canta la fragilità dell’uomo e la sua lotta contro l’indifferenza della natura.

 La Scapigliatura: ribellione e inquietudine

Dopo l’Unità d’Italia (1861), emerge la Scapigliatura, un movimento anticonformista e provocatorio, che anticipa il decadentismo. Gli scapigliati, come Emilio Praga e Arrigo Boito, rifiutano le convenzioni borghesi e cercano nuove forme espressive, spesso ispirate alla letteratura francese.

 Il Verismo: la realtà senza veli

Negli ultimi decenni del secolo, il Verismo si impone come corrente dominante. I suoi autori descrivono la vita quotidiana, soprattutto delle classi popolari, con uno stile sobrio e oggettivo:

  • Giovanni Verga: con I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo, racconta il destino ineluttabile dei suoi personaggi, immersi in una Sicilia arcaica e crudele.

  • Luigi Capuana: teorico del Verismo, sostiene una narrativa basata sull’osservazione scientifica della realtà.

 Il Decadentismo: arte, sogno e simbolo

Sul finire del secolo, la letteratura si fa più introspettiva e simbolica. Il Decadentismo celebra l’estetica, il sogno e la soggettività:

  • Giosuè Carducci, primo Nobel italiano per la letteratura (1906), fonde classicismo e passione civile.

  • Giovanni Pascoli: con le sue poesie intimiste e simboliste, esplora il dolore, la memoria e la natura.

  • Gabriele D’Annunzio: poeta-vate, incarna l’estetismo e il culto della bellezza, tra sensualità e provocazione.

Conclusione

La letteratura dell’Ottocento italiano è un viaggio tra ideali, rivoluzioni e inquietudini. Dai versi struggenti di Leopardi alle cronache veriste di Verga, ogni autore ha contribuito a costruire un mosaico ricco e sfaccettato, che ancora oggi ci parla con forza e profondità.



venerdì 17 ottobre 2025

Giuseppe Ungaretti

 Giuseppe Ungaretti (1888–1970) Poeta della luce e dell’abisso, Ungaretti è tra i massimi esponenti dell’Ermetismo italiano. Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, visse tra culture e deserti, tra lingue e silenzi. La sua poesia nasce dalla frattura: guerra, esilio, perdita, ma anche stupore, resurrezione, parola che si fa pietra.

Stile e poetica Ungaretti rivoluziona la forma poetica: versi brevi, essenziali, scolpiti come epigrafi. Ogni parola è scelta con precisione mistica. Il suo stile ermetico non è oscurità, ma concentrazione: la poesia come atto sacro, come luce che filtra nel buio.

Opere principali

  • Allegria di naufragi (1919): nato dalle trincee della Prima Guerra Mondiale, è un canto di sopravvivenza e stupore.

  • Sentimento del tempo (1933): più classico, più meditativo, esplora il tempo come rovina e miracolo.

  • Il dolore (1947): scritto dopo la morte del figlio, è un grido composto, una preghiera spezzata.

Vita e viaggi Visse a Parigi, Roma, Brasile. Fu amico di Apollinaire, Montale, Quasimodo. Insegnò letteratura italiana all’Università di Roma. La sua vita fu segnata da lutti e guerre, ma anche da una ricerca instancabile di bellezza e verità.

Frase emblematica

“Mi illumino d’immenso.” Un verso solo, un universo intero. È la sua firma, il suo dono.

 


Petali

Nel cuore di Lecce, la luna si posa, su pietra che canta la storia nascosa. Una donna cammina, vestita di versi, tra sogni scolpiti e silenzi diversi.

Le mura sussurrano rime segrete, petali danzano in arie discrete. Ogni passo è un’eco di tempo che fu, tra stelle che vegliano il cielo più blu.

Barocco respiro, memoria che vive, in notti che l’anima dolce rivive. E l’ombra si piega al suo passo leggero, come fosse poesia, come fosse mistero.

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la dedica

A Leone Werth.

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

Fernando Botero

Fernando Botero
Di Roel Wijnants - Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia

Grazia Deledda "La Primavera"

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L'inverno aveva rinfrescato anche il colore delle rocce. Dai monti scendevano, vene d'argento, mille rivoletti silenziosi, scintillanti tra il verde vivido dell'erba. Il torrente sussultava in fondo alla valle tra i peschi e i mandorli fioriti, e tutto era puro, giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo. Grazia Deledda