venerdì 2 maggio 2025

IL pirata

 La Furia dello Squalo

Ron "Squalo" Vargas era una leggenda vivente, un pirata del 2025 che non conosceva paura. Non solcava oceani, ma dominava le coste del Salento e il cyberspazio. La sua base era un vecchio arsenale nascosto tra gli scogli di Torre Chianca, e la sua nave, la Lancia d’Ombra, era un motoscafo d'assalto modificato: blindato, veloce come il vento, armato con tecnologie clandestine e sistemi anti-tracciamento.

Ron non cercava denaro: il suo vero bottino erano i segreti delle mega-corporazioni che volevano stravolgere il suo mondo. Nato e cresciuto tra i vicoli  di Lecce vecchia, aveva visto la sua città cambiata da speculazioni senza scrupoli. Quando la Nexus Corp rase al suolo un intero quartiere di palazzi barocchi per costruire resort di lusso destinati ai turisti milionari, Ron giurò vendetta.

La sua ciurma era piccola ma letale:

  • Mei, una hacker venuta da Pechino, esperta in crittografia e sistemi satellitari.

  • Jamal, meccanico keniota che sapeva trasformare una Vespa scassata in una macchina da guerra.

  • Sofia, una giornalista di Bari che, attraverso trasmissioni clandestine su canali pirata, raccontava al mondo la verità che i media ufficiali insabbiavano.

Una sera, nascosti tra gli ulivi vicino al mare, intercettarono un messaggio criptato: Nexus stava per attivare Eclissi Nera, un sistema capace di controllare ogni dispositivo connesso nel Salento – smartphone, telecamere, droni civili, persino le reti di irrigazione delle campagne. Il centro operativo si trovava su una piattaforma offshore, installata abusivamente oltre le acque di Porto Cesareo: il Colosso di Cromo, protetto da droni da combattimento e difeso da una IA militare chiamata Kraken.

Sembrava una missione suicida, ma Ron non conosceva la parola "rinunciare".
«Colpiamo ora o perderemo tutto ciò che amiamo.» disse, con il vento tra i capelli

Il piano era pazzesco.
La Lancia d’Ombra si lanciò nella notte, sfruttando una tempesta in arrivo. Mei si collegò al suo terminale portatile per ingaggiare un duello informatico con Kraken; Jamal preparava droni artigianali caricati di esplosivi fatti in casa; Sofia lanciava un segnale radio pirata che svelava al mondo la verità su Nexus, trasmettendo da una vecchia casa abbandonata tra le campagne di San Cataldo.

Mentre la piattaforma galleggiante scatenava il suo arsenale – mitragliatrici automatizzate e droni a inseguimento – Ron, con una tuta rinforzata e un arpione modificato, guidò l’assalto.

Si lanciò dal motoscafo, usando un jetpack artigianale rubato a un deposito della marina militare, planando sulla piattaforma. Qui affrontò i cybermastini, cani robotici da guardia programmati per sbranare. Con un mix di granate EMP e pugni ben assestati, riuscì a farsi strada, anche se ferito al volto da un graffio metallico.

All'interno del Colosso, un dedalo di corridoi metallici illuminati da luci d’emergenza lo attendeva. Le difese si chiudevano attorno a lui. Mei, sempre più in difficoltà contro Kraken, lo avvisò:
«Ron, hai due minuti! Poi siamo fritti!»

Arrivò al cuore del sistema: un server blindato alimentato da una turbina di energia solare marina. Ad attenderlo, Victor Crane, il CEO di Nexus, protetto da un esoscheletro di nanotecnologie rigeneranti.

«Sei finito, relitto del passato!» sputò Crane, mentre sparava ondate soniche.
Ma Ron non si lasciò intimidire. Usando un dispositivo improvvisato, lo intrappolò brevemente in un campo di stasi quantica. Lo scontro fu feroce: fendenti, esplosioni di plasma, sangue e scintille. Ron, pur con due costole fratturate, riuscì a sabotare il nucleo di Eclissi Nera, collegandoci un ordigno artigianale.

Con un boato apocalittico, il Colosso saltò in aria, la deflagrazione visibile fin oltre Torre dell'Orso.

Ron, trascinato in mare dall'onda d'urto, fu salvato in extremis dalla Lancia d’Ombra, semi affondata ma ancora viva. Sofia e Jamal, feriti ma sorridenti, lo tirarono a bordo. Mei, esausta ma viva, riuscì a dare il colpo di grazia a Kraken, mandando in tilt tutte le macchine nemiche.

Sotto un’alba di fuoco, tra relitti galleggianti e odore di ozono, Ron guardò i suoi amici.

«Pronti a riprenderci il nostro mare?» sussurrò, la voce roca ma indomita.

La ciurma esultò, e la Lancia d’Ombra si lanciò verso l’orizzonte, tra le onde limpide del Salento.

Ron “Squalo” Vargas non si sarebbe mai fermato. Finché ci fosse stato anche solo un lembo di terra o di mare da proteggere, lui avrebbe combattuto.

Per Lecce. Per la libertà.




lunedì 14 aprile 2025

Gesù nell'orto degli Ulivi

 Gesù nell'Orto degli Ulivi

La notte era scesa silenziosa su Gerusalemme. La luna, alta nel cielo, diffondeva ombre lunghe sui tronchi contorti degli ulivi del Getsemani. Le fronde si muovevano appena, come sussurri di una presenza invisibile. Gesù era lì, in ginocchio sulla terra fredda, a pochi passi dai suoi discepoli addormentati. Il volto chinato, le mani tremanti. Il tempo sembrava essersi fermato.

Il suo cuore era in tumulto. Sentiva il peso del mondo intero gravargli sul petto. Ogni peccato, ogni dolore, ogni tradimento. Era tutto lì, come spine nell'anima. Alzò gli occhi al cielo, e le sue labbra sussurrarono:
— Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu. (Matteo  26,39)

Un vento lieve accarezzò il suo volto, come una carezza divina. Ma la solitudine restava, e con essa l’angoscia. Tornò dai suoi amici: Pietro, Giovanni, Giacomo… dormivano. Una ferita nel cuore: nemmeno loro, i più cari, riuscivano a vegliare con lui nell’ora più oscura.

Ritornò a pregare, un grido muto verso il cielo:
— Padre, se non c'è altra via, se devo affrontare ciò che mi attende ,allora che si compia la tua volontà, non la mia.”

Nel silenzio, una figura apparve: un angelo. Non parlava, ma la sua sola presenza donava forza. Gesù si rialzò. Il terrore non era sparito, ma qualcosa in lui era cambiato. Aveva accettato.

E poi… passi nel buio. Torce accese, lame che brillavano tra gli ulivi, voci concitate che rompevano il silenzio. Giuda era in testa al gruppo, il passo deciso, il cuore tremante. Si avvicinò a Gesù e, senza guardarlo negli occhi, lo baciò sul volto; il  preludio a un dolore che nessuno poteva immaginare. Gesù si lasciò prendere. Non con rabbia, non con resistenza: Con amore.

Perché in quel giardino non fu solo la notte del tradimento. Fu la notte del coraggio. La notte in cui l’Uomo decise di abbracciare la Croce.

E il mondo non fu più lo stesso.



lunedì 7 aprile 2025

Italo Calvino

«Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quello che vuol sapere e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura.»
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PIOGGIA D'APRILE

 "Pioggia d’aprile" Luigi Pirandello

Attoniti, dai nidi
nuovi sui vecchi tetti
guardano gli augelletti,
mettendo acuti gridi,
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata
de la finestra bassa
come lor guardi e ridi.
È nuvola che passa,
giovinetta gentile:
la rosa imbalconata
metterà foglie nuove.
Su la tua bocca io tanti
baci vorrei contare,
o giovinetta, quanti
in questo punto sono
che dicon: “Guarda, piove! ”
Sorpresa curiosa,
e curiosa voglia!
io prego che tu voglia
lasciarmela passare…
Via, te la prendi a male?
Io chieggoti perdono:
ma un bacio è dolce cosa,
un bacio non fa male

martedì 1 aprile 2025

Il Protagonista

 Alla prima del film "ICE", l'attenzione in sala era sottile come un filo teso. Gli occhi correvano rapidi da un volto all’altro, tra sorrisi controllati e applausi misurati. Quando Leonard Vallisth entrò, non ci fu esitazione. Attraversò il corridoio centrale senza fretta, con il passo di chi sa esattamente dove deve essere visto.  Si sedette invece nella fila riservata alla produzione, accanto al regista Marco Venturiam  e alla produttrice esecutiva Silvia Rinaldho. Quel gesto, apparentemente semplice, aveva un peso preciso. Non era una scelta dettata da affetto o consuetudine, ma da necessità: mostrarsi uniti. In un settore dove le percezioni sono tutto, quella posizione comunicava a chiunque guardasse che Leonard era parte integrante di quell'accordo, di quel risultato, di quella squadra. Nessuna parola. Nessun annuncio. Solo una presenza, calcolata e impeccabile. E bastò a scrivere, senza voce, la prima pagina di quella serata.

                                            E' nell'apparenza che si gioca la verità più creduta

martedì 25 marzo 2025

La Favola della vita

 

La Favola della Vita

C’era una volta un’ombra sospesa tra il cielo e la terra, un soffio d’oro disperso nel grembo del tempo. Essa non aveva nome, né volto, né memoria di sé, ma portava in sé il mistero della nascita e il destino della fine. Dio che filava le trame dell’universo la lasciò cadere nel fiume dell’esistenza, e così ebbe inizio il suo viaggio. La Vita le si presentò come un giardino d’illusioni e verità: un bosco fitto di promesse e inganni, di fiori che si aprivano alla luce e di spine celate sotto il velluto delle foglie. Camminando, scoprì che ogni sentiero era una scelta e ogni scelta una perdita. La saggezza le sussurrò all’orecchio che esistere è un eterno equilibrio tra ciò che si possiede e ciò che sfugge, tra il desiderio e la rinuncia. Un giorno incontrò l’Amore, che si mostrò in mille forme: ora come un fuoco che bruciava l’anima, ora come un’alba serena che leniva il dolore. Conobbe la Gioia, che danzava leggera sulle acque del tempo, e il Dolore, che scavava solchi profondi nelle ore più buie. Da ognuno di essi apprese il segreto dell’essere: che nulla è mai interamente nostro, e che ogni dono porta con sé l’eco della sua scomparsa. Quando infine l’ombra giunse alla soglia del Crepuscolo, la Vita le si rivelò in tutta la sua verità: essa non era un possesso, ma un passaggio, non un possente castello, ma un ponte sospeso sul nulla. E allora comprese che il senso del cammino non era nel raggiungere una meta, ma nell’avere camminato, non nel trattenere, ma nell’aver sfiorato il mondo con passo lieve. Ma invece di dissolversi nel vento, l’ombra si voltò indietro e sorrise. Con un ultimo atto di volontà, impresse nel tessuto del tempo il battito delle sue emozioni, la luce dei suoi istanti più veri, il suono della sua risata. E il vento, impietosito, raccolse quei frammenti e li sparse nel mondo: nelle onde del mare, nel canto degli alberi, nello sguardo di chi ama.Così l’ombra  non finì, ma continuò a esistere nei ricordi, nei sogni, nelle voci che ancora la pronunciavano. Non fu più soltanto un passaggio, ma un’eco senza fine, un’impronta nel cuore dell’eternità.

Anna Maria Gentile






martedì 18 marzo 2025

Aforismi

 L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi.

(Marilyn Monroe)

La vita umana è un istante imperfetto.
(Franz Kafka)

Intanto un merlo ha fatto la corte a un cipresso dalla punta storta come a voler spiegare che la perfezione non è tutto.
(Fabrizio Caramagna)

La storia umana non si svolge sempre come un calcolo matematico sul principio che due più due fa quattro. A volte nella vita fa cinque oppure tre; e talvolta la lavagna si gira nel mezzo della somma e lascia la classe in disordine e il maestro con un occhio nero.
(Winston Churchill)

La gomma da cancellare in cima alla matita riflette l’esitazione e l’imperfezione di tutte le le cose
(Manfred Weidhorn)

domenica 16 marzo 2025

Mi manchi (Il ritorno di Whisky)


 A volte non ci si accorge di quanto possa essere preziosa una presenza, anche fugace, tra le mura di casa. Un’anima straordinaria, avvolta in un manto soffice e luminoso, agile e meravigliosa nella sua essenza. Il mio amato Whisky… ora svanito, portato via troppo presto da chi non ha compreso la gravità della sua condizione. Ma io spero, con tutto il cuore, che ci sia un modo per tornare da me, nella sua casa.

domenica 23 febbraio 2025

Pappagallino dorato

 C'è un pappagallino dai colori d’arancio e d’oro, una piccola fiamma viva che, dalla sua gabietta, scruta il mondo al di là della finestra. Attraverso le sbarre osserva il prato fiorito, il sole che si alza in cielo, la luna che sussurra ai sognatori e le stelle con i loro misteri infiniti.

La sua compagna di giorni, Anna Maria che lo coccola  con carezze e dolci parole, un giorno lo ha invitato a contemplare il tramonto. "Guarda," gli disse con voce colma di meraviglia, "questo è il momento in cui il cielo si veste d’oro e porpora, come un re che celebra la sua gloria."

Il piccolo uccello, affacciandosi al richiamo di quella bellezza sconfinata, fissò  l’orizzonte con occhi pieni di luce. Nella sua lingua di suoni meravigliosi forse sognando di librarsi verso quel fuoco morente, di toccare il confine fra la terra e l’infinito.

Ma c’è una saggezza nelle gabbie, una verità dura e silenziosa. Il mondo là fuori, che appare così libero e perfetto, cela insidie che il fragile cuore di chi è nato protetto non può comprendere. Lui, ignaro del vento freddo, degli artigli nascosti, della fame e del rischio, non sa che la bellezza, a volte, richiede un prezzo troppo alto per chi non è pronto a pagarlo.

E così, mentre il sole calava e dipingeva d’oro ogni cosa, Anna Maria posò una mano sulla gabbia e gli sussurrò: "Non ogni libertà è saggezza, né ogni limite è prigione. Anche dentro le sbarre si può essere vicini al cielo, se si sa vedere con il cuore."

Il pappagallino , guardava il tramonto, ma in fondo, era già lì..

lunedì 10 febbraio 2025

venerdì 24 gennaio 2025

Conclusione quasi al limite della salita -Giorgio Caproni

 Conclusione quasi al limite della salita


– Signore, deve tornare a valle.

Lei cerca davanti a sé

ciò che ha lasciato alle spalle.

giovedì 9 gennaio 2025

La solitudine di Eugenio Montale

 Se mi allontano due giorni

i piccioni che beccano
sul davanzale
entrano in agitazione
secondo i loro obblighi corporativi.
Al mio ritorno l'ordine si rifà
con supplemento di briciole
e disappunto del merlo che fa la spola
tra il venerato dirimpettaio e me.
A così poco è ridotta la mia famiglia.
E c'è chi ne ha una o due, che spreco, ahimè!


Federico Fellini con la moglie Giulietta Masina, protagonista de La strada nei panni di Gelsomina

Federico Fellini con la moglie Giulietta Masina, protagonista de La strada nei panni di Gelsomina
Il film, ricco di poesia, racconta il tenero ma anche turbolento rapporto fra Gelsomina, interpretata da Giulietta Masina, e Zampanò, interpretato da Anthony Quinn, due strampalati artisti di strada che percorrono l'Italia dell'immediato dopoguerra.

Paola Ojetti

Paola Ojetti
è soprattutto ricordata per la sua attività di traduttrice, iniziata sin da giovanissima con versioni dal francese e dall'inglese di dialoghi di film. Negli anni '30,

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Di ignoto - Radiocorriere ,p.d.

Il piccolo principe (Le Petit Prince) è un racconto di Antoine de Saint-Exupéry

la dedica

A Leone Werth.

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

Fernando Botero

Fernando Botero
Di Roel Wijnants - Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia

Gato_(Fernando Botero)

Gato (Fernando Botero). CamilleHardy.