lunedì 16 giugno 2025

Non son chi fui (UGO FOSCOLO)

Non son chi fui


Non son chi fui; perì di noi gran parte:
questo che avvanza è sol languore e pianto.
E secco è il mirto, e son le foglie sparte
del lauro, speme al giovenil mio canto.
Perché dal dì ch’empia licenza e Marte
vestivan me del lor sanguineo manto,
cieca è la mente e guasto il core, ed arte
la fame d’oro, arte è in me fatta, e vanto.
Che se pur sorge di morir consiglio,
a mia fiera ragion chiudon le porte
furor di gloria, e carità di figlio.
Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,
conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,
e so invocare e non darmi la morte.




La casa d'estate (terza parte)

 

Capitolo 3 – La soffitta di Lucia

Clara trascinò il quaderno con sé giù dalla soffitta come si trattasse di una reliquia proibita. Lo tenne stretto al petto, come se potesse proteggerla da qualcosa che non riusciva ancora a nominare. Si sedette al tavolo della cucina, dove la luce del mattino cominciava a filtrare tra le persiane, disegnando righe dorate sulle mattonelle.

Aprì la prima pagina con lentezza, come se temesse che un gesto troppo brusco potesse dissolverne le parole.

“12 luglio. Oggi l’ho visto di nuovo. Era davanti all’altalena, immobile. Sorrideva. Ma non come una persona. Come una presenza che imita un sorriso umano.”

Clara deglutì. Scorse il resto della pagina, poi quella successiva. Le date non erano regolari, e nemmeno la calligrafia. A volte i tratti erano ordinati, misurati. Altre volte nervosi, spezzati, come scritti in fretta, con il fiato corto. Le parole descrivevano piccoli episodi: oggetti spostati di notte, rumori alle scale, un sussurro udito nel sonno. E poi, sempre, lui. Nessun nome. Solo “lui”.

“Dice che mi conosce. Dice che siamo legati da prima che io nascessi. Dice che aspetta. Aspetta me. Ma per cosa?”

Il cuore di Clara martellava. Chiunque fosse quella figura, Lucia lo aveva visto, o creduto di vederlo. E ora… ora c’era lei. Un fiore giallo sul piatto. L’altalena che si muoveva senza vento. La stessa casa.

Quella mattina, Clara uscì a piedi verso il paese. Aveva bisogno di parlare con qualcuno che conoscesse la sua famiglia. Qualcuno che ricordasse Lucia. Al piccolo bar in piazza trovò il signor Nanni, l’uomo più anziano del villaggio, che un tempo era amico del nonno.

“Lucia?” disse l’uomo, piegando il giornale con lentezza. “La zia di tua madre? Sì, certo. Strana ragazza, quella. Sempre sola, parlava poco. Dopo la morte dei suoi genitori, era rimasta qui, da sola, nella casa in cima. Alcuni dicevano che fosse un po’… fragile.”

“Fragile in che senso?” domandò Clara, cercando di nascondere l’urgenza nella voce.

“Dicevano che vedeva cose. Parlava con qualcuno che non c’era. Ma nessuno le ha mai voluto male. Sembrava tranquilla, solo... altrove. Poi, un giorno, se n’è andata. Sparita. Lasciò tutto dietro di sé. E nessuno seppe più nulla.”

Clara tornò a casa con la testa pesante. Quel “sparita” le ronzava in testa. Lucia non era morta lì. Non c’erano né una tomba né una data. Era semplicemente svanita. Come se qualcosa – o qualcuno – l’avesse chiamata via.

Quella sera, tornò in soffitta. Voleva rileggere il quaderno, trovare un indizio, una frase finale. Ma quando aprì la botola, vide che la luce al neon tremolava. Salì piano, ogni scalino un suono secco nel silenzio della casa. Il quaderno era ancora lì, sul baule. Ma accanto, adesso, c’era un’altra cosa.

Una foto.

Clara la prese con mani che tremavano. Ritraeva una ragazza – Lucia – in piedi accanto all’altalena. Ma il dettaglio che la fece gelare fu un’ombra, sullo sfondo. Un’ombra umana, dietro di lei. Ma sfocata. Deformata. Come se fosse stata lì, ma non appartenesse al mondo che la macchina fotografica poteva comprendere.

Girò la foto.

Sul retro, una scritta in stampatello incerto:

“Non ascoltarlo.”

Quella notte, Clara non dormì. Si sedette sull’altalena, guardando il buio davanti a sé. La luna era alta, il vento assente, eppure… di nuovo… la sensazione. Che qualcuno la stesse osservando.

Chiuse gli occhi.

E lo sentì.

Un sussurro, dietro l’orecchio, lieve come un fiato.

“Sei tornata per me.”

Si voltò di scatto, ma non c’era nessuno. Solo il buio e l’estate, densa e viva come un respiro trattenuto.




domenica 15 giugno 2025

La casa d'estate (seconda parte)

 Capitolo 2 – L’Ospite Invisibile

Clara rimase immobile, il respiro sospeso tra le ciglia della notte. Il buio aveva una sua voce, un suo odore, e in quel momento sembrava volerle dire qualcosa. L’altalena, fuori, continuava a muoversi piano, con quella lentezza che appartiene solo alle cose dimenticate. Sentiva il leggero rumore. Si alzò dal letto senza accendere la luce. Ogni passo sul pavimento scricchiolava come una parola pronunciata a mezza bocca. La casa pareva ascoltarla, come se attendesse la sua reazione. Quando arrivò alla finestra, il vetro le restituì il suo volto, ma per un istante le sembrò che ci fosse anche un’altra sagoma dietro la sua. Qualcosa o qualcuno… un’impressione fugace, come un’ombra che si pente di esistere.

L’altalena era ferma.

Clara si disse che era stato solo un sogno strano, uno di quelli che si confondono con la realtà nelle notti troppo calde. Tornò a letto, ma non riuscì più a dormire. Alle prime luci dell’alba, scese in cucina. Il tavolo di legno era esattamente come lo ricordava: segnato, vissuto, con un piccolo graffio sul bordo che lei stessa aveva fatto da bambina con una forchetta. Fu allora che lo vide. Un fiore. 



Un piccolo fiore di campo, giallo e vivo, appoggiato con cura sul piatto vuoto che nessuno aveva usato. Clara si irrigidì. Nessuno era venuto con lei. Nessuno sapeva che sarebbe arrivata quella notte. Uscì sul portico con il fiore stretto tra le dita. Il sole sorgeva dietro le colline, dorando i campi e le foglie degli ulivi. Tutto sembrava così normale. Così perfettamente estivo. Eppure, sentiva una presenza. Non minacciosa, ma nemmeno neutra. Una curiosità palpabile, un’attenzione silenziosa che vibrava nell’aria. Quando tornò in casa, decise di controllare tutte le stanze. Aprì porte, sollevò lenzuola, aprì gli armadi. Nulla. Ma in soffitta – dove nessuno metteva piede da anni – trovò qualcosa che non si aspettava: un quaderno. Nero, polveroso, con il nome “Lucia” scritto a penna, in una calligrafia familiare e spigolosa. Lucia era il nome di sua zia. Morta trent’anni prima.

Clara restò lì, ferma, con il quaderno tra le mani, mentre dalla finestra della soffitta il canto delle cicale si affievoliva, come se anche loro aspettassero di sapere cosa c’era scritto dentro.

E quando lo aprì, la prima frase la trafisse come una lama:

“Se leggerai queste parole, vuol dire che sei tornata. E non sei sola.”






Agostino d'Ippona

 Agostino d'Ippona, noto anche come Sant'Agostino, è stato un filosofo, teologo e vescovo della Chiesa cattolica, considerato uno dei più importanti pensatori della patristica occidentale. Nato nel 354 a Tagaste (nell'attuale Algeria), visse un'esistenza segnata da una profonda ricerca spirituale e filosofica, passando attraverso il manicheismo prima di convertirsi al cristianesimo. La sua filosofia si basa sulla riconciliazione tra ragione e fede, spirito e materia, e il pensiero pagano con la dottrina cristiana. Influenzato dal neoplatonismo, rielaborò la dottrina delle idee di Platone e la concezione dell'Uno di Plotino, adattandole alla visione cristiana di Dio come principio unico e assoluto dell'essere. Secondo Agostino, il male non ha un'esistenza autonoma, ma è solo una privazione del bene, causata dalla disobbedienza umana. Uno dei suoi concetti fondamentali è quello della grazia divina, che permette all'anima di ricevere l'illuminazione e di avvicinarsi a Dio. Pur riconoscendo il libero arbitrio, Agostino sottolinea come la salvezza dipenda esclusivamente dalla volontà divina. Inoltre, rivalutò la dimensione storica e terrena, affermando che il mondo materiale ha valore in quanto frutto dell'amore di Dio. La sua opera più celebre, *Le Confessioni*, è un'autobiografia spirituale in cui racconta il suo percorso di conversione e riflessione filosofica. Fu vescovo di Ippona dal 396 fino alla sua morte nel 430, dedicandosi alla difesa della dottrina cristiana contro le eresie del suo tempo. Il suo pensiero ha influenzato profondamente la teologia cristiana e la filosofia medievale.






martedì 10 giugno 2025

Jim Morrison e l'amicizia

 Jim Morrison aveva una visione dell'amicizia e della solitudine molto intensa e fuori dagli schemi. Per lui, l'amicizia era libertà assoluta, senza regole né vincoli. Credeva che le relazioni basate su doveri e aspettative fossero "morte in partenza" e cercava legami autentici, tra anime ribelli che si riconoscevano senza controllarsi a vicenda.

Sulla solitudine, Morrison la viveva come un elemento inevitabile della sua esistenza. Era un poeta inquieto, ossessionato dalla libertà e dai sogni, e spesso si sentiva distante dagli altri. Alcune sue frasi riflettono questa visione, come: "La gente tenta di nascondere la propria sofferenza, ma è un errore grave".

Era un uomo che cercava connessioni profonde, ma senza compromessi.






Marguerite Gérard

 

Marguerite Gérard (1761-1837) è stata una pittrice e incisore francese, attiva nel periodo Rococò e Pre-romantico. Cresciuta in una famiglia di profumieri a Grasse, si trasferì a Parigi dopo la morte della madre e visse per circa trent'anni al Louvre con sua sorella e il cognato, il pittore Jean-Honoré Fragonard, di cui fu allieva. 

Si specializzò nella pittura di genere, ispirandosi ai maestri olandesi del XVII secolo, e ottenne un notevole successo con oltre 300 dipinti e 80 ritratti. Nonostante le limitazioni imposte alle donne dall'Académie Royale, riuscì a esporre al Salon dal 1799 al 1824, vincendo diversi premi e guadagnando l'attenzione di importanti committenti, tra cui  Napoleone e Luigi XVIII. 

Il suo stile raffinato, caratterizzato da dettagli meticolosi e scene domestiche intime, influenzò altri artisti, tra cui suo nipote  Alexandre-Évariste Fragonard . Dopo la morte di Fragonard, continuò a vivere con sua sorella, dedicando la sua vita all'arte. 

 Le déjeuner du chat ("The Cat's Lunch"), oil on canvas, Musée Fragonard, Grasse, France
By Marguerite Gérard -


La casa d'estate

 Il caldo era arrivato all’improvviso, senza bussare. Una mattina, il cielo si era tinto di un azzurro liquido e denso, come vernice fresca, e l’aria profumava di erba tagliata e cicale. Il villaggio sembrava uscito da una cartolina dimenticata: persiane spalancate, tende leggere che si muovevano come veli, e strade di terra battuta dove le biciclette lasciavano tracce effimere.

Clara tornava ogni anno, sempre a luglio. La casa dei nonni, in cima alla collina, non cambiava mai: i muri bianchi screpolati dal sole, il portico ombroso, e l’altalena legata al vecchio ulivo, che oscillava piano anche senza vento. Era come se l’estate la aspettasse lì, ferma, paziente, in attesa del suo arrivo.

Il cancello cigolò come un saluto familiare. Clara lo spinse con il piede, tenendo con una mano la valigia e con l’altra il libro che stava leggendo da giorni. Il cortile era invaso da un silenzio vivo, pieno di ronzii e fruscii, e il tempo sembrava essersi stropicciato come un lenzuolo dimenticato al sole.

Fu dentro casa che tutto ricominciò. Le mattonelle fresche sotto i piedi nudi, il profumo di basilico sul davanzale, le fotografie in bianco e nero che guardavano da ogni parete con occhi antichi. Clara appoggiò la valigia accanto alla scala e salì in camera sua. Le tende erano le stesse dell’infanzia, così come il vecchio letto di ferro battuto. Si lasciò cadere sul materasso e chiuse gli occhi.

Fuori, le cicale cantavano come pazze.

Quella notte, qualcosa cambiò. Forse fu il vento che entrò dalla finestra aperta, portando con sé un odore di pioggia lontana. Forse fu il suono dei passi leggeri nel corridoio, o il fruscio di un vestito che non apparteneva a nessuno. Ma Clara si svegliò di colpo, e nella penombra vide l’altalena muoversi.

E non c’era vento.


Continua i prossimi giorni




Nikola Tesla

 Nikola Tesla è stato un inventore straordinario, noto per le sue idee rivoluzionarie nel campo dell'elettricità e dell'elettromagnetismo. Ecco alcuni aspetti affascinanti della sua vita:


Tesla nacque il 10 luglio 1856  a  Smiljan, nell'attuale Croazia, da una famiglia serba. Fin da giovane mostrò un'intelligenza eccezionale e una memoria fotografica. Studiò ingegneria elettrica al Politecnico di Graz e filosofia all, Università di Praga, ma non completò gli studi universitari.

Nel 1884 si trasferì negli Stati Uniti, dove lavorò brevemente con Thomas Edison, ma i due ebbero divergenze sulla corrente elettrica: Edison sosteneva la corrente continua (DC), mentre Tesla promuoveva la corrente alternata (AC), che si rivelò più efficiente per la distribuzione dell'energia. Grazie al supporto di George Westinghouse, Tesla contribuì alla diffusione della corrente alternata, vincendo la famosa "Guerra delle Correnti" contro Edison.


Tesla brevettò oltre 280 invenzioni, tra cui:

l motore a induzione e il sistema di distribuzione elettrica polifase.

La bobina di Tesla, utilizzata ancora oggi in esperimenti di alta tensione.

La trasmissione senza fili di energia, un concetto che cercò di sviluppare con la Wardenclyffe Tower, ma che non riuscì a completare per mancanza di fondi.


Negli ultimi anni, Tesla visse in isolamento a New York, dedicandosi a teorie futuristiche e alla ricerca scientifica. Morì il 7 gennaio 1943 a 86 anni, lasciando un'eredità immensa nel campo dell'ingegneria elettrica. Oggi, il suo nome è celebrato in tutto il mondo, e l'unità di misura dell'induzione magnetica, il Tesla (T), porta il suo nome.

Tesla era un visionario, spesso incompreso, ma le sue idee hanno plasmato il mondo moderno



lunedì 9 giugno 2025

L’IMMAGINE DELL’ATTORE PROTAGONISTA e non solo

 Perché non può confondersi con la massa

Nel cinema, l’attore protagonista non è solo un interprete: è un simbolo, un contenitore di proiezioni collettive, un’icona che vive anche al di fuori dello schermo. La sua immagine non può essere trattata come quella di chiunque altro, perché ha il compito — e il peso — di incarnare qualcosa di più grande della quotidianità. Per questo motivo, è fondamentale che sappia custodire e proteggere la propria immagine pubblica con disciplina e visione, evitando di confonderla con quella della massa.

Un attore protagonista deve esularsi dalle dinamiche comuni, non per superbia, ma per necessità artistica. Il suo volto, i suoi gesti, persino i suoi silenzi devono restare carichi di mistero, perché il pubblico ha bisogno di credere che ci sia una distanza tra lui e la normalità. Se quell’immagine si banalizza — se lo si vede troppo spesso in contesti ordinari, circondato da persone comuni, coinvolto in situazioni quotidiane prive di aura — perde parte della sua potenza evocativa. L’incantesimo si rompe.

Il protagonista non appartiene più soltanto a sé stesso: appartiene alla narrazione, al mito, all’immaginazione collettiva. Deve quindi sottrarsi all’eccesso di esposizione, deve evitare l’abitudine, la ripetizione, l’adesione ai codici della massa. Non deve mai dimenticare che la sua forza sta nell’essere eccezione, non regola.

E questo principio non riguarda solo chi è già protagonista: vale per tutti coloro che aspirano a diventarlo.  Chi sogna la centralità della scena deve comprendere sin da subito che l’immagine è parte integrante del talento. La distinzione, la distanza, il senso di unicità non si conquistano solo con la recitazione, ma con la scelta quotidiana di come farsi vedere e soprattutto di come non farsi vedere.

Un attore che si mescola con troppa facilità perde l’ambiguità necessaria a farsi sogno. Perché un protagonista deve sempre restare in parte inaccessibile, come se abitasse un tempo parallelo, un altrove. Solo così, quando apparirà in scena, potrà far vibrare lo schermo con quella carica magnetica che distingue il carisma dalla presenza, l’attore dal protagonista, il volto comune dal volto iconico.




domenica 8 giugno 2025

Dante Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare

 Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: sospira.



sabato 7 giugno 2025

Sir Walter Scott

 Sir Walter Scott (1771-1832) è stato uno scrittore, poeta e romanziere scozzese, considerato il padre del moderno romanzo storico. Nato a Edimburgo, crebbe immerso nelle tradizioni e leggende scozzesi, che influenzarono profondamente la sua produzione letteraria. Dopo aver studiato legge, intraprese la carriera forense, ma la sua vera passione era la letteratura.

Scott iniziò traducendo ballate tedesche e pubblicando raccolte di poesie, ma il suo successo arrivò con i romanzi storici. "Waverley" (1814) fu il primo di una lunga serie di opere che mescolavano eventi storici con narrazioni avvincenti. Tra i suoi romanzi più celebri vi sono "Ivanhoe", "Rob Roy" e "The Bride of Lammermoor", che contribuirono a definire il genere del romanzo storico.

Negli ultimi anni, Scott affrontò difficoltà finanziarie e problemi di salute, ma continuò a scrivere fino alla sua morte nel 1832. Il suo impatto sulla letteratura fu immenso, influenzando autori come Alessandro Manzoni e consolidando il romanzo storico come genere letterario.

Sir Walter Scott (1822); olio su tela, 76.2×63.5 cm, National Gallery of Scotland, Edimburgo




Il racconto dello specchio misterioso  di - Walter Scott 

"Il racconto dello specchio misterioso" di Walter Scott è un breve romanzo gotico che utilizza la tecnica della scatola cinese per narrare una storia inquietante. Il protagonista, Sir Philip Forester, è un aristocratico scozzese noto per la sua infedeltà. Dopo essere partito volontario per la guerra nelle Fiandre, sua moglie Jemmie Falconer, tormentata dal dubbio, si rivolge a un veggente, Battista Damiotti, noto come il "dottore di Padova"

Attraverso un enorme specchio, Jemmie e sua sorella assistono a una visione che rivela il destino di Sir Philip: si è rifatto una vita a Rotterdam e ha commesso un efferato omicidio. Dopo questa rivelazione, la vita di Jemmie cambia radicalmente e la sua famiglia viene gradualmente distrutta. Il racconto è permeato da un linguaggio arcaico e atmosfere classicheggianti, mantenendo il lettore avvinto fino all'ultima pagina.





venerdì 6 giugno 2025

Ombra d’ali di Ada Negri

Cielo di giugno, azzurra giovinezza

dell'anno; ed allegrezza
di rondini sfreccianti in folli giri
nell'aria. Ombre ombre d'ali
vedo guizzar sul bianco arroventato
del muro in fronte: ombre a saetta, nere:
vive, al mio sguardo, più dell'ali vere.

Traggon dal nulla, scrivono col nulla
parole d'un linguaggio
perduto; e le cancellano
ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.

Vita che mi rimani,
fin ch'io veder potrò quelle parole
strane apparire scomparir sul muro
candente al sole
(forse un tempo io le dissi a chi m'amava,
egli le disse a me, bocca su bocca),
vita che mi rimani, ancor dolcezza
puoi darmi. Basta
l'ombra di un bacio alla memoria, basta
l’ombra di un'ala alla felicità.

martedì 3 giugno 2025

Alfred Nobel

 Alfred Nobel è stato un chimico, imprenditore e filantropo svedese, noto per aver inventato la dinamite e per aver istituito il prestigioso Premio Nobel. Nato a Stoccolma il 21 ottobre 1833, Nobel proveniva da una famiglia di industriali e ingegneri. Dopo aver studiato chimica e perfezionato gli esplosivi, nel 1867 brevettò la dinamite, un'invenzione che rivoluzionò l'industria ma che gli procurò anche critiche per il suo potenziale distruttivo. Negli ultimi anni della sua vita, Nobel fu tormentato dalle implicazioni belliche delle sue scoperte. Nel 1895, decise di destinare la sua fortuna alla creazione di un premio che riconoscesse i contributi più significativi alla scienza, alla letteratura e alla pace mondiale. Morì il 10 dicembre 1896 a Sanremo, Italia, lasciando un'eredità che continua a influenzare il mondo ancora oggi.




Il mistero delle ciliegie rubate

 Nella vecchia cucina dai muri di pietra e il profumo di pane appena sfornato, Lucia giocava sul pavimento con il suo cagnolino, Tobia. Sul tavolo, accanto alla grande finestra che lasciava entrare la luce dorata del pomeriggio, un cesto di ciliegie brillava come piccoli rubini.  

Lucia amava quelle ciliegie. Ogni estate, la nonna le raccontava una storia su di loro: diceva che portavano fortuna a chi le mangiava con il cuore pieno di gioia.  

Quel giorno, però, successe qualcosa di strano. Lucia si voltò un attimo per sistemare le bambole, e quando tornò a guardare il cesto… alcune ciliegie mancavano!  

La bambina aggrottò le sopracciglia e osservò Tobia, che la guardava con i suoi occhioni furbi. Aveva qualcosa di rosso sul musetto.   «Tobia! Sei stato tu?» chiese ridendo. Il cagnolino abbassò le orecchie e scodinzolò, poi prese una ciliegia con la zampa e la spinse verso Lucia, come se volesse condividerla con lei.   Lucia scoppiò a ridere e abbracciò il suo piccolo amico. Poi, sentì la voce della nonna dietro di lei.   «Sai, tesoro,» disse la nonna con un sorriso, «si dice che chi ruba una ciliegia senza farsi vedere avrà fortuna tutto l’anno.»  

Lucia guardò Tobia, che sembrava tutto soddisfatto. «Allora Tobia sarà il cagnolino più fortunato del mondo!»  

E così, tra risate e dolci bocconi, la cucina restò testimone di un piccolo segreto tra una bambina e il suo fedele cagnolino.  




domenica 1 giugno 2025

Dove regnano i sogni

 

Dove regnano i sogni

C’è un luogo che non compare sulle mappe e non ha confini tracciabili con precisione. Non ha orari, né leggi scritte. È fatto di silenzi sospesi, luci soffuse e battiti accelerati. Lì, i sogni non dormono: regnano. È un regno nascosto tra i pensieri di chi osa guardare oltre il reale, di chi chiude gli occhi non per fuggire, ma per costruire, dove ogni desiderio è un seme che germoglia nell’aria, ogni ferita diventa una porta e ogni addio si trasforma in eco di un nuovo inizio. Qui, le regole del mondo si piegano come carta tra le mani . I morti camminano tra i vivi, le parole diventano ponti, e le paure diventano maestre. È il territorio di chi crede che anche il dolore possa avere una forma di bellezza  e che l’impossibile sia solo una storia non ancora raccontata. Dove regnano i sogni, il tempo non comanda: danza e ogni passo è un ricordo, una speranza, una promessa. Chi ci arriva non sempre capisce come, ma chi ci resta lo fa perché ha trovato casa. Una casa fatta di visioni, di sussurri notturni, di coraggio travestito da incanto. E quando torni — perché tutti torniamo, prima o poi ; là dove volano le favole, un trono invisibile attende chi crede ancora nei sogni vestiti di vento e continua a sussurrare il tuo nome.



martedì 20 maggio 2025

Oltre l'illusione

Cammina. Non voltarti. Il passato non trattiene nessuno, solo chi sceglie di restare.

Il mondo non aspetta, e il tempo non fa sconti. Ogni esitazione è un passo perso.

La paura? Solo un'eco lontana. La certezza? Un inganno raffinato. Ciò che conta è avanzare.

Non c'è destino, non c'è promessa. Solo la volontà di chi sceglie di esserci.



venerdì 16 maggio 2025

Franco Bolchi: l’autore colto della televisione italiana

 Franco Bolchi (Milano, 1937 – Roma, 2020) è stato un regista italiano raffinato e innovativo, attivo soprattutto in televisione e a teatro. La sua carriera è strettamente legata alla RAI, dove ha portato un linguaggio visivo elegante e letterario, distinguendosi per l’adattamento di grandi opere della narrativa italiana e internazionale.

Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, Bolchi esordì giovanissimo e si fece presto notare per la sua intelligenza registica. La sua fama si consolidò negli anni Sessanta con "I miserabili" (1964), sceneggiato televisivo tratto dal romanzo di Victor Hugo, dove dimostrò la capacità di coniugare profondità psicologica, attenzione filologica e potenza drammatica. Fu uno dei pionieri della "televisione colta", quella che portava la letteratura, il teatro e il pensiero nel piccolo schermo con dignità artistica.

Tra le sue regie più celebri, spicca "Il mulino del Po" (1963), tratto dal romanzo di Riccardo Bacchelli, e "I promessi sposi" (1967), con Paola Pitagora e Nino Castelnuovo, una delle versioni più amate e seguite dal pubblico italiano. I suoi adattamenti erano ricchi di atmosfere, curati nei dettagli scenografici e visivamente potenti, pur nella sobrietà imposta dai mezzi televisivi dell’epoca.

Negli anni successivi, Bolchi ha continuato a lavorare su testi di Italo Svevo, Gabriele D’Annunzio, Pirandello, Verga, e molti altri, firmando una lunga serie di trasposizioni letterarie che oggi rappresentano una parte importante della memoria culturale della TV italiana. Ha inoltre diretto per il teatro e collaborato con attori di primo piano, tra cui Tino Buazzelli, Giulia Lazzarini, e Giorgio Albertazzi.

Franco Bolchi è stato un regista silenzioso, lontano dalle mode, ma profondamente rispettato per la sua serietà intellettuale, la sua cura per la parola scritta e detta, e la sua capacità di dare corpo e voce al patrimonio letterario italiano. In un’epoca in cui la televisione si stava ancora formando come mezzo narrativo, Bolchi contribuì a darle dignità artistica e contenuto culturale.













Sandro Bolchi

Oscar Wilde: il genio ribelle dell'estetismo

 Oscar Wilde (1854–1900) è stato uno dei più brillanti, controversi e affascinanti autori dell’Ottocento. Scrittore, poeta, drammaturgo e maestro di aforismi, Wilde ha saputo sfidare le convenzioni del suo tempo con intelligenza, ironia e uno stile unico. Nato a Dublino, si formò a Oxford, dove abbracciò l’estetismo, movimento che esaltava l’arte e la bellezza come valori supremi, al di sopra della morale e dell’utilità.

La sua opera più celebre, Il ritratto di Dorian Gray (1890), è un romanzo gotico e filosofico che esplora il culto della giovinezza, la corruzione dell’anima e il prezzo della vanità. Ma è soprattutto con le sue commedie teatrali — L'importanza di chiamarsi Ernesto, Un marito ideale, Il ventaglio di Lady Windermere — che Wilde conquistò il pubblico vittoriano, mescolando eleganza stilistica e feroce critica sociale.

Dotato di spirito tagliente e di una lingua affilata, Oscar Wilde fece della conversazione un’arte e della provocazione un’arma. Ma fu proprio la sua sfida alle ipocrisie dell’epoca — in particolare la sua omosessualità vissuta apertamente — a condurlo al processo che lo avrebbe rovinato. Condannato per "grave indecenza", fu imprigionato due anni ai lavori forzati. Dopo la scarcerazione visse in esilio e in povertà, morendo a Parigi nel 1900.

Oggi, Wilde è celebrato come un’icona della libertà individuale, della bellezza come forma di resistenza e della letteratura come strumento di verità. I suoi aforismi restano immortali, come questo, che sintetizza il suo pensiero: “Si può resistere a tutto, tranne che alla tentazione.”



lunedì 14 aprile 2025

Gesù nell'orto degli Ulivi

 Gesù nell'Orto degli Ulivi

La notte era scesa silenziosa su Gerusalemme. La luna, alta nel cielo, diffondeva ombre lunghe sui tronchi contorti degli ulivi del Getsemani. Le fronde si muovevano appena, come sussurri di una presenza invisibile. Gesù era lì, in ginocchio sulla terra fredda, a pochi passi dai suoi discepoli addormentati. Il volto chinato, le mani tremanti. Il tempo sembrava essersi fermato.

Il suo cuore era in tumulto. Sentiva il peso del mondo intero gravargli sul petto. Ogni peccato, ogni dolore, ogni tradimento. Era tutto lì, come spine nell'anima. Alzò gli occhi al cielo, e le sue labbra sussurrarono:
— Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu. (Matteo  26,39)

Un vento lieve accarezzò il suo volto, come una carezza divina. Ma la solitudine restava, e con essa l’angoscia. Tornò dai suoi amici: Pietro, Giovanni, Giacomo… dormivano. Una ferita nel cuore: nemmeno loro, i più cari, riuscivano a vegliare con lui nell’ora più oscura.

Ritornò a pregare, un grido muto verso il cielo:
— Padre, se non c'è altra via, se devo affrontare ciò che mi attende ,allora che si compia la tua volontà, non la mia.”

Nel silenzio, una figura apparve: un angelo. Non parlava, ma la sua sola presenza donava forza. Gesù si rialzò. Il terrore non era sparito, ma qualcosa in lui era cambiato. Aveva accettato.

E poi… passi nel buio. Torce accese, lame che brillavano tra gli ulivi, voci concitate che rompevano il silenzio. Giuda era in testa al gruppo, il passo deciso, il cuore tremante. Si avvicinò a Gesù e, senza guardarlo negli occhi, lo baciò sul volto; il  preludio a un dolore che nessuno poteva immaginare. Gesù si lasciò prendere. Non con rabbia, non con resistenza: Con amore.

Perché in quel giardino non fu solo la notte del tradimento. Fu la notte del coraggio. La notte in cui l’Uomo decise di abbracciare la Croce.

E il mondo non fu più lo stesso.



lunedì 7 aprile 2025

Italo Calvino

«Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quello che vuol sapere e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura.»
Italo-Calvino-i-Oslo 07-04-1961 Fotograf-Johan-Brun.jpg

PIOGGIA D'APRILE

 "Pioggia d’aprile" Luigi Pirandello

Attoniti, dai nidi
nuovi sui vecchi tetti
guardano gli augelletti,
mettendo acuti gridi,
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata
de la finestra bassa
come lor guardi e ridi.
È nuvola che passa,
giovinetta gentile:
la rosa imbalconata
metterà foglie nuove.
Su la tua bocca io tanti
baci vorrei contare,
o giovinetta, quanti
in questo punto sono
che dicon: “Guarda, piove! ”
Sorpresa curiosa,
e curiosa voglia!
io prego che tu voglia
lasciarmela passare…
Via, te la prendi a male?
Io chieggoti perdono:
ma un bacio è dolce cosa,
un bacio non fa male

martedì 1 aprile 2025

Il Protagonista

 Alla prima del film "ICE", l'attenzione in sala era sottile come un filo teso. Gli occhi correvano rapidi da un volto all’altro, tra sorrisi controllati e applausi misurati. Quando Leonard Vallisth entrò, non ci fu esitazione. Attraversò il corridoio centrale senza fretta, con il passo di chi sa esattamente dove deve essere visto.  Si sedette invece nella fila riservata alla produzione, accanto al regista Marco Venturiam  e alla produttrice esecutiva Silvia Rinaldho. Quel gesto, apparentemente semplice, aveva un peso preciso. Non era una scelta dettata da affetto o consuetudine, ma da necessità: mostrarsi uniti. In un settore dove le percezioni sono tutto, quella posizione comunicava a chiunque guardasse che Leonard era parte integrante di quell'accordo, di quel risultato, di quella squadra. Nessuna parola. Nessun annuncio. Solo una presenza, calcolata e impeccabile. E bastò a scrivere, senza voce, la prima pagina di quella serata.

                                            E' nell'apparenza che si gioca la verità più creduta

martedì 25 marzo 2025

La Favola della vita

 

La Favola della Vita

C’era una volta un’ombra sospesa tra il cielo e la terra, un soffio d’oro disperso nel grembo del tempo. Essa non aveva nome, né volto, né memoria di sé, ma portava in sé il mistero della nascita e il destino della fine. Dio che filava le trame dell’universo la lasciò cadere nel fiume dell’esistenza, e così ebbe inizio il suo viaggio. La Vita le si presentò come un giardino d’illusioni e verità: un bosco fitto di promesse e inganni, di fiori che si aprivano alla luce e di spine celate sotto il velluto delle foglie. Camminando, scoprì che ogni sentiero era una scelta e ogni scelta una perdita. La saggezza le sussurrò all’orecchio che esistere è un eterno equilibrio tra ciò che si possiede e ciò che sfugge, tra il desiderio e la rinuncia. Un giorno incontrò l’Amore, che si mostrò in mille forme: ora come un fuoco che bruciava l’anima, ora come un’alba serena che leniva il dolore. Conobbe la Gioia, che danzava leggera sulle acque del tempo, e il Dolore, che scavava solchi profondi nelle ore più buie. Da ognuno di essi apprese il segreto dell’essere: che nulla è mai interamente nostro, e che ogni dono porta con sé l’eco della sua scomparsa. Quando infine l’ombra giunse alla soglia del Crepuscolo, la Vita le si rivelò in tutta la sua verità: essa non era un possesso, ma un passaggio, non un possente castello, ma un ponte sospeso sul nulla. E allora comprese che il senso del cammino non era nel raggiungere una meta, ma nell’avere camminato, non nel trattenere, ma nell’aver sfiorato il mondo con passo lieve. Ma invece di dissolversi nel vento, l’ombra si voltò indietro e sorrise. Con un ultimo atto di volontà, impresse nel tessuto del tempo il battito delle sue emozioni, la luce dei suoi istanti più veri, il suono della sua risata. E il vento, impietosito, raccolse quei frammenti e li sparse nel mondo: nelle onde del mare, nel canto degli alberi, nello sguardo di chi ama.Così l’ombra  non finì, ma continuò a esistere nei ricordi, nei sogni, nelle voci che ancora la pronunciavano. Non fu più soltanto un passaggio, ma un’eco senza fine, un’impronta nel cuore dell’eternità.







martedì 18 marzo 2025

Aforismi

 L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi.

(Marilyn Monroe)

La vita umana è un istante imperfetto.
(Franz Kafka)

Intanto un merlo ha fatto la corte a un cipresso dalla punta storta come a voler spiegare che la perfezione non è tutto.
(Fabrizio Caramagna)

La storia umana non si svolge sempre come un calcolo matematico sul principio che due più due fa quattro. A volte nella vita fa cinque oppure tre; e talvolta la lavagna si gira nel mezzo della somma e lascia la classe in disordine e il maestro con un occhio nero.
(Winston Churchill)

La gomma da cancellare in cima alla matita riflette l’esitazione e l’imperfezione di tutte le le cose
(Manfred Weidhorn)

domenica 16 marzo 2025

Mi manchi (Il ritorno di Whisky)


 A volte non ci si accorge di quanto possa essere preziosa una presenza, anche fugace, tra le mura di casa. Un’anima straordinaria, avvolta in un manto soffice e luminoso, agile e meravigliosa nella sua essenza. Il mio amato Whisky… ora svanito, portato via troppo presto da chi non ha compreso la gravità della sua condizione. Ma io spero, con tutto il cuore, che ci sia un modo per tornare da me, nella sua casa.

domenica 23 febbraio 2025

Pappagallino dorato

 C'è un pappagallino dai colori d’arancio e d’oro, una piccola fiamma viva che, dalla sua gabietta, scruta il mondo al di là della finestra. Attraverso le sbarre osserva il prato fiorito, il sole che si alza in cielo, la luna che sussurra ai sognatori e le stelle con i loro misteri infiniti.

La sua compagna di giorni, Anna Maria che lo coccola  con carezze e dolci parole, un giorno lo ha invitato a contemplare il tramonto. "Guarda," gli disse con voce colma di meraviglia, "questo è il momento in cui il cielo si veste d’oro e porpora, come un re che celebra la sua gloria."

Il piccolo uccello, affacciandosi al richiamo di quella bellezza sconfinata, fissò  l’orizzonte con occhi pieni di luce. Nella sua lingua di suoni meravigliosi forse sognando di librarsi verso quel fuoco morente, di toccare il confine fra la terra e l’infinito.

Ma c’è una saggezza nelle gabbie, una verità dura e silenziosa. Il mondo là fuori, che appare così libero e perfetto, cela insidie che il fragile cuore di chi è nato protetto non può comprendere. Lui, ignaro del vento freddo, degli artigli nascosti, della fame e del rischio, non sa che la bellezza, a volte, richiede un prezzo troppo alto per chi non è pronto a pagarlo.

E così, mentre il sole calava e dipingeva d’oro ogni cosa, Anna Maria posò una mano sulla gabbia e gli sussurrò: "Non ogni libertà è saggezza, né ogni limite è prigione. Anche dentro le sbarre si può essere vicini al cielo, se si sa vedere con il cuore."

Il pappagallino , guardava il tramonto, ma in fondo, era già lì..

lunedì 10 febbraio 2025

venerdì 24 gennaio 2025

Conclusione quasi al limite della salita -Giorgio Caproni

 Conclusione quasi al limite della salita


– Signore, deve tornare a valle.

Lei cerca davanti a sé

ciò che ha lasciato alle spalle.

giovedì 9 gennaio 2025

La solitudine di Eugenio Montale

 Se mi allontano due giorni

i piccioni che beccano
sul davanzale
entrano in agitazione
secondo i loro obblighi corporativi.
Al mio ritorno l'ordine si rifà
con supplemento di briciole
e disappunto del merlo che fa la spola
tra il venerato dirimpettaio e me.
A così poco è ridotta la mia famiglia.
E c'è chi ne ha una o due, che spreco, ahimè!


Gennaio di Giovanni Pascoli

 Nevica: l’aria brulica di bianco;

la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!

E' vero


 

Federico Fellini con la moglie Giulietta Masina, protagonista de La strada nei panni di Gelsomina

Federico Fellini con la moglie Giulietta Masina, protagonista de La strada nei panni di Gelsomina
Il film, ricco di poesia, racconta il tenero ma anche turbolento rapporto fra Gelsomina, interpretata da Giulietta Masina, e Zampanò, interpretato da Anthony Quinn, due strampalati artisti di strada che percorrono l'Italia dell'immediato dopoguerra.

Paola Ojetti

Paola Ojetti
è soprattutto ricordata per la sua attività di traduttrice, iniziata sin da giovanissima con versioni dal francese e dall'inglese di dialoghi di film. Negli anni '30,

Post più popolari

Primo Applauso trasmissione televisiva del 1956

Primo Applauso trasmissione televisiva del 1956
Di ignoto - Radiocorriere ,p.d.

Il piccolo principe (Le Petit Prince) è un racconto di Antoine de Saint-Exupéry

la dedica

A Leone Werth.

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino»

Fernando Botero

Fernando Botero
Di Roel Wijnants - Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia

Gato_(Fernando Botero)

Gato (Fernando Botero). CamilleHardy.